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Il giornalismo incontra la scuola a Palermo

Stampa

Teatri affollati per la due giorni “La Repubblica delle idee” dedicata alla scuola

A PALERMO IL GIORNALISMO INCONTRA LA SCUOLA

Entusiasmante appuntamento che ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e attento


Una due giorni densa di contenuti e di spunti, soprattutto per il pubblico giovane, e in alcuni casi
giovanissimo, che ha affollato sabato 18 ottobre il teatro Al Massimo per apprendere dai protagonisti il meccanismo che consente il funzionamento della complessa macchina dell’informazione.
Ad apertura della giornata è stato presentato il video “Un giorno a Repubblica”, una dettagliata narrazione della vita di redazione, che coinvolge nell’arco di molte ore, dalla prima riunione del mattino all’ultima revisione dell’impostazione grafica prima della stampa, numerose e diverse professionalità, maschili e femminili, ciascuna con il proprio contributo di competenze e idee, unite dal comune obiettivo di “leggere in profondità il mondo”.
E’ stato ricordato come la testata, nata nel 1976 su iniziativa del fondatore Eugenio Scalfari, la prima in formato tabloid, oggi è in grado di vantare 450.000 copie cartacee al giorno. Come è ovvio, è stata evidenziata la differenza con la moderna versione digitale, di più veloce lettura, che viene aggiornata più volte nel corso della giornata.
È stata poi la volta di Attilio Bolzoni, che ha spiegato ai giovani, alcuni dei quali gli hanno posto domande, come il nostro disinvolto Vladimir Moreno Luna della IV AT, i compiti del redattore di cronaca, ricordando il pomeriggio della strage di Capaci quando, dopo essere giunto faticosamente sul luogo, scrisse il pezzo senza neppure potere appoggiarsi da qualche parte, privo dei supporti digitali di cui oggi si dispone.
Dopo il saluto dell’editore ing. De Benedetti, che ha ringraziato la scuola per avere finora assolto al prezioso compito di “rispettare il tempo” consegnandolo alle giovani generazioni, ha concluso la mattinata la lectio magistralis di Ezio Mauro.
Di fronte ad un pubblico attentissimo, il direttore ha definito le caratteristiche dell’informazione in quanto “macchina della conoscenza”, che ha il compito di cogliere l’attimo, e il dovere di tracciarne il contesto, individuarne la dimensione nascosta, in una serie di insiemi e sottoinsiemi che alla sera può consegnare alle rotative un giornale diverso da quello delineato durante la riunione del mattino. E il giorno dopo si è pronti a ricominciare esattamente daccapo, rinnovando un patto condiviso di lealtà che, solo, può consentire alla redazione di far funzionare il meccanismo che, informando, costruisce conoscenza e ricchezza per il lettore, stimolando in lui il desiderio di capire e la certezza che c’è sempre qualcosa da leggere.
Domenica 18 il teatro Massimo ha ospitato l’intervista allo scrittore francese Daniel Pennac, condotta da Ezio Mauro.
Il titolo dell’intervento era “Sovrani di se stessi”, scelto da “Lettera ad una professoressa” di Don Milani.
Nel corso della lunga conversazione, l’intellettuale francese ha raccontato il suo personale travagliato percorso scolastico, che non gli ha tuttavia impedito di trovare ad un certo punto la sua strada e di percorrerla fino in fondo, dedicando le proprie energie e risorse culturali al compito di consentire a tutti i ragazzi di liberarsi “dall’incubo di ritenersi senza futuro”.
La condizione che consente, insieme all’uguaglianza, di conquistare la libertà, e dunque la “sovranità di se stessi” è il possesso della lingua, che garantisce la comprensione del mondo.
Arduo, ma non impossibile, il compito dell’insegnante (Pennac è stato insegnante per 28 anni) che deve con tenacia perseguire l’obiettivo di rimuovere le condizioni di svantaggio che impediscono all’alunno la comprensione di consegne, anche elementari, privandolo della fiducia e della possibilità del futuro.
Molto, secondo lo scrittore, è ancora il lavoro da fare perché l’istruzione riesca a destare la coscienza di tutti, oggi che la sfida nuova da vincere è impedire che la lingua ci possa essere confiscata da chi ha il potere di farlo. Se ci coglie sprovveduti e indifesi, alunni e insegnanti.


                                                                                                  Prof.ssa Giusi Collura

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